COSA FARE A MONTESPERTOLI

UN TERRITORIO DA VIVERE
E SCOPRIRE A PASSO D'UOMO

La Via di Castiglioni: un museo a cielo aperto

L’itinerario

Questo itinerario si sviluppa lungo una strada bianca vicinale di antica origine, ricavata sul crinale di una lunga collina interposta fra la valle del Virginio e quella del borro di Staffoli, un piccolo tributario del fiume Pesa. La collina ha un andamento NO-SE e una scarsa differenza di quota, risultando quasi piatta, come di consueto nelle colline della Toscana centrale. La presenza di coltivi ai lati della strada e la presenza del bosco situato negli impluvi dei piccoli corsi d’acqua, favorisce una straordinaria visibilità, impensabile se si tiene presente la modesta altitudine interessata (fra i 164 ed i 150 metri slm).
A queste ottime caratteristiche paesaggistiche si affianca una dotazione molto ricca di emergenze storico-architettoniche che, nello spazio di circa due chilometri, vanno dal Medioevo all’Ottocento facendo della via di Castiglioni un ottimo museo all’aperto per indagare il paesaggio storico della bassa Valdipesa e la sua evoluzione nel corso dei secoli. La partenza avviene dal ponticino sul borro del Boscone. Il piccolo manufatto ospita un luogo deputato alla memoria collettiva e al processo di identificazione locale: il cippo in ricordo del partigiano Settimo Agostini ucciso in questo luogo il 27 luglio 1944 durante uno scontro a fuoco con i tedeschi. Il luogo permette anche la visione di un esteso panorama che nelle giornate limpide si allarga fino alla linea appenninica: in primo piano si trova il crinale della lunga collina che ospita la villa-fattoria Del Turco e che anticipa il fondovalle della Pesa situato poco oltre. Dietro i poggi boscosi della Roveta (si noti, a sinistra, il poggio con la chiesa di San Romolo a Settimo dalla tipica forma a trapezio) sta la lunga sagoma della Calvana e l’Appennino pratese. Di fronte a noi sbuca da dietro la sagoma della Roveta il profilo del Monte Morello con la doppia punta. A destra il paese della Romola, appollaiato sul crinale della Roveta e dietro a questo il profilo lontano del monte Falterona e infine, più a destra, la lunga gibba del Pratomagno.
Una breve salita ci porta a scollinare in prossimità di un quadrivio dove proseguiamo a dritto iniziando a scendere con un panorama ora decisamente rivolto verso NO tanto da individuare subito la sagoma tormentata delle Alpi Apuane e quella più regolare dell’Appennino pistoiese. Il paesaggio è purtroppo dominato dalle monocolture all’interno delle quali si notano le dimore coloniche che per secoli hanno fatto parte del sistema mezzadrile facente capo alla villa-fattoria di Castiglioni della famiglia Frescobaldi. Poco dopo la strada ci porta a sfiorare il bellissimo podere Paterno dalle forme settecentesche, con tetto a quattro fale e torretta centrale decentrata sul fronte, anch’essa a quattro falde. La costruzione sincronica – come altre che si incontrano lungo il percorso – denuncia la sua inalterabilità nel corso dei secoli facendo riferimento al modello progettuale leopoldino teorizzato dall’architetto granducale Ferdinando Morozzi. Sull’aia, di fronte alla dimora colonica, è presente, oltre alla capanna, anche il pozzo coperto da un tetto a doppia falda. Presso il podere si trovava la fornace della fattoria adibita alla cottura di laterizi e calce; i resti sono ancora visibili e si trovano nel bosco sottostante.
Si prosegue in falso piano sul panoramicissimo crinale puntando verso il vicino podere Il Pino che raggiungiamo velocemente. Il marchese Lamberto Frescobaldi, nella sua dichiarazione dei redditi del 1714 dichiarava di possedere “un podere con casa da lavoratore detto Podere i Pini”. E’ quello che abbiamo di fronte. Attualmente non usata, la costruzione è rimasta illesa dalle drastiche alterazioni architettoniche che hanno colpito queste dimore storiche, soprattutto nella parte interna per adeguarle alle dimensioni degli attuali appartamenti.
La vecchia strada continua a percorrere il crinale aggirando da destra la piccola e ripida collina dove vi sono i pochi resti del castello di Castiglioni. Superata la collina si transita a fianco del podere Giardino (ristrutturato) mentre, alla nostra destra e leggermente più in basso, si trova una delle dimore coloniche più belle presenti lungo questo itinerario (il podere Giuncheto), ad oggi ancora integro.
Il vertice della collina che resta alla nostra sinistra ospita una delle più antiche costruzioni (documentabili) del percorso, ovvero la canonica medievale di San Michele a Castiglioni che mostra sul fianco, a riprova della sua vetustà, un paramento lapideo di indubbie origini medievali. Continuando transitiamo nel mezzo al borgo rurale di I Muriccioli oggi abitato da famiglie che non sono più legate all’attività agricola. Si noti la presenza di due macine da olio presenti ai lati della strada che indicano come il piccolo nucleo nei secoli passati doveva essere al servizio della vicina villa-fattoria esplicando le funzioni di frantoio. Fattoria che raggiungiamo dopo un breve tratto rettilineo fra cipressi, scorgendo la facciata dalle nobili forme con il grande portale bugnato e le finestre inginocchiate, tipiche dei palazzi fiorentini.
Costeggiato il basso muro di recinzione della villa-fattoria, un ultimo tratto in leggera discesa conduce alla piccola e graziosa cappella gentilizia della famiglia Frescobaldi dove il nostro itinerario compie una virata di 180° e torna la punto di partenza utilizzando lo stesso percorso.

Il Pino di Castiglioni

Alto, imponente, si staglia accanto ad un gruppo di case, lungo la bellissima via Castiglioni, così chiamata dal Castrum de Castilione, ora il Palagio, antico possesso dei conti Alberti.
Il Podere il Pino risulta parte della proprietà fondiaria della Fattoria Fescobaldi di Castiglioni già dagli inizi del ‘700. Il marchese Lamberto nella dichiarazione dei redditi 1714 afferma di possedere un podere con casa da lavoratore detto Podere dei Pini.
Forse perché già all’epoca esisteva la pineta che ancora caratterizza il luogo? Con la denominazione attuale Il Pino, il podere compare nelle carte del catasto generale toscano circa cento anni dopo. Nel 1867 una parte del terreno di pertinenza, costituito da campi a coltura promiscua intervallati da qualche appezzamento coltivato a cereali, e da fazzoletti di bosco, passò al podere Giuncheto, costruito in quell’anno nei pressi di un canneto. Interessante anche la presenza del vecchio Gelso, un albero dispensatore di dolci frutti e di ombrosa frescura, che non poteva mancare nelle aie dei poderi, come si può notare percorrendo la via Castiglioni, caratterizzata da numerose case coloniche che hanno mantenuto pressoché intatto l’impianto tipologico con il tipico corpo quadrangolare a due piani, i locali di abitazione al piano superiore e il loggiato carraio e le stalle al pianterreno, i fienili annessi e in alcune la torretta della colombaia o il forno per il pane.
Poco distante un piccolo tabernacolo, testimone di un sentimento di devozione di cui l’Albero certamente partecipa nel suo sacro ruolo di connessione Cielo-Terra. Tranquillamente seduti sulle pietre qui recentemente sistemate da chi si occupa del podere, è possibile sostare in raccoglimento sotto l’ampia e accogliente chioma di questo grande Pino e godere della pace e della bellezza di questo luogo.

Notizie tratte da: La Via di Castiglioni. Un itinerario nel paesaggio, a cura I. Alfani, M. Cresci, L. Dainelli, Comune di Montespertoli, Poggibonsi, 2001.

Gallery

Informazioni

LUNGHEZZA
5,3 km
TEMPO DI PERCORRENZA
2h
DISLIVELLO
↑ in salita 146 m
↓ in discesa 146 m
GRADO DI DIFFICOLTÀ
E – Escursionistico (facile)
DA VEDERE
La Via di Castiglioni è un percorso storico-naturalistico nel cuore di Montespertoli ed è considerata un vero e proprio museo all’aperto per i numerosi punti di interesse archeologico, artistico e culturale che si trovano lungo il tragitto, fra Montegufoni e Castiglioni.

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