COSA FARE A MONTESPERTOLI

UN TERRITORIO DA VIVERE
E SCOPRIRE A PASSO D'UOMO

La collina di Tresanti

L’itinerario

Questo itinerario si svolge nell’estremo lembo meridionale del territorio di Montespertoli. La zona di Tresanti possiamo considerarla la più periferica dell’intero territorio di Montespertoli, sia per i caratteri generali che per il fatto di essere servita solo da strade comunali che a loro volta si innestano su una viabilità anch’essa limitrofa alle aree più dinamiche e a più intenso sviluppo commerciale della Valdelsa.
Il piccolo nucleo di Tresanti con la sua chiesa titolata a San Jacopo, costituisce il punto di partenza dell’itinerario. Oltre all’edificio sacro vi sono alcune piccole dimore che lo cingono da Nord e una grande villa padronale ottocentesca (posta invece a Sud-Est) che si staglia con la sua mole su tutto il resto. Si tratta di un piccolo quadro che fotografa la classica situazione urbanistica e sociale presente nella campagna fiorentina e senese (in parte anche in quella pistoiese e pisana) fino alla metà degli anni ’60 del Novecento, quando cioè la civiltà contadina crollò nel volgere di pochissimo tempo. Il grande serbatoio dell’acqua, che incontriamo proseguendo dopo la chiesa verso Chinigiano (dove si dirige il nostro itinerario), ci parla della ‘grande sete’ sofferta dagli abitanti di Tresanti nel passato anche recente, quando cioè la mancanza dell’energia elettrica e degli acquedotti costringeva questa popolazione ad una ricerca continua – e durante i mesi estivi spasmodica – del prezioso e vitale liquido, raro su queste aride colline di argilla.
In breve si giunge a Chinigiano dove ci aspetta una gradevole sorpresa: all’estremità opposta (rispetto al nostro senso di marcia) del nucleo abitato un piccolo spiazzo pianeggiante si affaccia su una vista suggestiva che si apre verso Sud, sul mare di argille che domina incontrastato il paesaggio.
I 200 metri scarsi di altitudine di Chinigiano non farebbero immaginare la vastità del panorama che si apre di fronte e che lascia sorpreso il camminatore: posto proprio davanti il lungo crinale boscoso che divide Valdelsa da Valdera con gli abitati di Gambassi Terme (a sinistra) e Montaione (a destra); verso destra il crinale si abbassa verso Balconevisi ed il Valdarno di Sotto. Ancora più a destra si noti il profilo del Monte Serra con la selva di antenne che popola la vetta e ancora più a destra il profilo tormentato delle Alpi Apuane. A sinistra di Gambassi invece si trova il crinale boscoso del Cornocchio ed il Poggio del Comune con San Gimignano di fronte. In primo piano le colline argillose che cingono la vallecola del borro di Tresanti. Una cornice apposta dall’Amministrazione comunale, oltre ad un invito all’osservazione del paesaggio, esemplifica la forza e la suggestione di tale vista. Si torna alla chiesa che superiamo svoltando poi a sinistra sulla strada comunale dirigendosi verso il vicino cimitero.
Percorrendo questo tratto si possono notare ripetuti segni di religiosità popolare rappresentati da edicole ricavate nello spessore murario delle abitazioni e tabernacoli posti ai lati della strada, a riprova di come, durante la civiltà mezzadrile, l’utilizzo utilitaristico della religione da parte del ceto contadino fosse una costante ampiamente diffusa e riscontrabile ancora oggi dai molti segni lasciati lungo la viabilità.
Alla nostra destra si apre una bella veduta sulla valle del rio Chiocciolino (vedi relativo itinerario) con, a destra, il colle di Lucardo che svetta su tutto il resto del territorio. Si supera poi una dimora colonica abbandonata dove può notarsi come il materiale da costruzione usato veda la prevalenza del laterizio
a testimonianza di come, il paesaggio intorno, sia dominato dalle argille e dalle sabbie, aspetto questo che oltre ad aver influenzato la morfologia di questo piccolo territorio, ne ha condizionato anche l’uso dei materiali da costruzione. Si giunge al cimitero posto sull’incrocio dove teniamo la sinistra per poi arrivare velocemente a quello che storicamente si chiamava il Pino. Il nucleo rurale è composto da una graziosa cappellina restaurata di recente e da un massiccio edificio colonico che la fronteggia.
L’itinerario che ci conduce lungo la strada comunale offre ripetuti e suggestivi punti panoramici su di un ampio territorio che si prolunga ben oltre quello di Montespertoli, arrivando fino ai confini regionali. Inoltre, questa viabilità ha una valenza storica comprovata dalla sua presenza sul plantario del 1819 depositato nell’archivio storico di Montespertoli. Superiamo alcune case sparse denominate Morcone, un tempo dimore coloniche in una delle quali venne ritrovato nell’estate del 1943 il tesoretto di Tresanti, ovvero un sacchetto di tela contenente monete cinquecentesche (si veda la scheda annessa all’itinerario). La strada segue il lungo crinale della collina che si abbassa e si rialza con pendenze mai eccessive e mostrando sia a settentrione che a meridione amplissimi panorami: dal monte Serra alle Apuane e all’Appennino pistoiese a Nord-Est; da San Gimignano alle alte colline boscose del Poggio del Comune e del Cornocchio a Sud.
Si giunge quindi al piccolo cimitero di Voltigiano con la vicina chiesa che serviva il popolo sparso di Morcone. A questo punto il nostro itinerario torna indietro ripercorrendo la stessa strada.

Il Cipresso di Tresanti

Nessuno sa quando è nato: “c’è sempre stato”, dicono i vecchi. Ha sicuramente più di cent’anni. Certamente c’era già da tempo quando negli anni ’40 fu eretta alla sua ombra, a cura dell’allora Parroco, Don Otello Conti, l’edicola dedicata ai tre Santi del luogo: Santa Dorotea, San Bartolomeo e San Giovanni Evangelista.
In quegli anni la frazione era particolarmente animata, anche se il poco traffico era costituito dai calessi del Poggioli e dello Scali, entrambi proprietari di negozi di alimentari, e da pochi altri.
Nel borgo c’erano infatti ben due negozi di alimentari, di cui uno vendeva anche tabacchi. C’erano anche due barbieri tre sarte, tre fabbri e due calzolai. Ma esistevano anche istituzioni importanti: un asilo, una scuola elementare, un piccolo monastero delle Suore Elisabettine di Padova, due circoli ricreativi… e c’era anche la banda musicale ed un inno della frazione.
Davanti a questo cipresso sono passati uomini in guerra e bare portate dalla Chiesa di San Bartolomeo al vicino Cimitero, ma anche tante persone allegre, felici di immergersi nel fascino unico di queste colline, dei suoi panorami e dei tramonti infuocati, che paiono dipinti col colore dei vini di queste vigne, sparsi dal vento, che cambia di colore le foglie degli olivi.
È un albero che merita cura e rispetto, come rispetto merita tutta la natura che in questa zona è, fortunatamente, ancora ben conservata, anche per l’opera di tanti lavoratori della terra, che hanno fecondato col sudore le sue dure zolle.
(Testo di Gianfranco Breschi)

Il parroco Don Otello fu autore delle terrecotte che raffigurano i tre Santi, come racconta la sig.ra Pia, custode della Chiesa di S.Bartolomeo, ricordando anche l’esistenza di un’antica fornace.
Altri notevoli esemplari di Cipresso si trovano vicino alla Chiesa. Spettacolare la posizione del Cipresso del belvedere di Via Chinigiano.

Gallery

Informazioni

TEMPO DI PERCORRENZA CON SOSTE
3h 20′
LUNGHEZZA DEL PERCORSO
km 8,4
DISLIVELLO
↑ in salita 245 m
↓ in discesa 245 m
GRADO DI DIFFICOLTÀ
E – Escursionistico (facile)
TIPOLOGIA DELLA PASSEGGIATA
interesse storico-architettonico, artistico e paesaggistico
DA VEDERE
il cimitero di Tresanti – il bacino della Pesciola

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